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La forma dell'acqua





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La forma dell'acqua

La parola in più
Pubblicato da Romina Carnevale in Recensioni · 25 Febbraio 2018
Tags: RominaCarnevaleLaformadell'acquashapeofwater
"Incapace di percepire la forma di te, ti trovo tutto intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore, umilia il mio cuore perché tu sei ovunque"

"Se dovessi parlarvi di lei, della principessa senza voce, che cosa vi direi?"
Inizia così a raccontare Giles nel film poetico, visionario e onirico di Guillermo Del Toro, "La forma dell'acqua". Un principe che sembra uscito da "Il mostro della laguna nera" (1954) , la principessa Elisa che si sente diversa perché muta, al cui fianco ci sono altri "reietti" della società: un omosessuale e un'afroamericana, in un' America in piena guerra fredda dove il Trump di allora è il villain ambizioso con moglie figli e Cadillac di serie da sogno americano.
Il film ha quasi sempre un'ambientazione notturna e nei sotterranei di un laboratorio per esperimenti scientifici segreti. Sono il territorio del sogno, dell'inconscio, ribadito dalla costante presenza dell'acqua e della creatura marina quale incarnazione di istinti repressi, rinchiusi, perseguitati.
Ma il territorio dell'inconscio appartiene anche al cinema con la sua capacità di generare sogni; non a caso Elisa abita in un appartamento sopra un cinema chiamato Orpheum ( nel mito scende nel regno sotterraneo ) e la maggior parte delle scene è disseminata di schermi, a ricordarci il terreno su cui ci muoviamo.
Il film è una dichiarazione d'amore al cinema invitandoci a sognare con esso; così come l'umanità buona, positiva incarnata da emarginati sociali, ci fa sognare e sperare che la fratellanza ancora esiste.
Un film bellissimo anche nella regia, nella colonna sonora e nella scenografia: un godimento da non perdere.


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